MILANO DEI MIRACOLI

Lacrime, apparizioni, guarigioni: l’appiglio per chi crede e non ha null’altro, il dubbio per chi vuole capire di più, quando da capire c’è forse nulla. Miracoli a Milano si sono visti sin dai tempi della sua fondazione, e nel corso dei secoli le storie si sono moltiplicate.

I protagonisti sono stati dei più disparati: operai zoppi, poveri buoi, parroci con il mal di gola. A volte è un atto di speranza, altre la speranza di un atto. E anche per chi proprio non concepisce la possibilità di avvenimenti superiori, magari è una buona idea far visita in questi luoghi. Non si sa mai che si possa cambiare opinione.

La Madonna del Grembiale

Via Santa Maria alla Porta, Milano, MI, Italia

Duecentoquarant’anni di bellezza. Spazzati via con una stupida bomba, insieme a decine di migliaia di altri gioielli nel mondo, e milioni di vite. Sepolti sotto macerie e discriminazioni di un tempo assurdo, e poi rispolverati per miracolo. Con un miracolo, anzi. Sulle pareti della Chiesa di Santa Maria alla Porta, oggi luogo di culto della comunità ortodossa polacca, sono ancora chiaramente visibili i segni delle detonazioni: di per sé particolare, ma in realtà preludio della chicca che si trova alle spalle. La cappella che si ergeva al lato della chiesa, datata agli inizi del 1700, quella no, non è mai stata recuperata perché completamente rasa al suolo. Eppure in qualche modo è sopravvissuto l’orgoglio di una parete originale, che dopo anni di scavi ha finalmente restituito alla luce un affresco pressoché integro.

Miracolosamente: la Madonna del Grembiale, che prende il nome dal miracolo con cui curò la zoppìa dell’operaio che per primo la trovò e la ripulì, per l’appunto con il suo grembiule da lavoro. Sembra una bolla: non passa un suono, si alzano solo le colonne dei ricordi di quello che probabilmente era e non sarà mai più. Almeno finché non saranno trovati i fondi: anche il pavimento originale è stato riscoperto, ma successivamente protetto da semplice calce, in attesa che un finanziatore dia il via al restauro completo. E magari ricominciare altri duecentoquarat’anni, e più, di bellezza.

Note:

  • Su un muretto di fronte alla cappella si trovano delle incisioni che mostrano l’aspetto originale della via e della chiesa. Sembra un millennio fa.
  • In via Giulini 1 c’è un’altra parrocchia ortodossa, con una non trascurabile particolarità: è la più corta di Milano, appena settanta metri quadri e una sezione trasversale. Aperta solo al sabato alle 17.

Le lacrime di San Celso

Corso Italia, 37, Milano, MI, Italia

Prima di tutto, prima di ogni altra storia: San Celso è un posto meraviglioso, dentro e fuori. L’esterno è un chiostro di uno splendore ipnotico, con il colonnato che protegge fiero, e la facciata che val bene il torcicollo, a guardarla dal basso all’alto. Oltre l’ingresso si vive l’intimo, il silenzio di chi entra per stare con sé stesso, che si mischia alla curiosità di chi è semplicemente attratto dalla bellezza esoterica di un luogo magnetico come i suoi misteri.

Sul lato sinistro, sotto un altare sul fondo, è custodita la rappresentazione di una Madonna con bambino: nel 1485 (i ben informati indicano la data come 30 dicembre) i milanesi stremati dalla peste accorsero ancora una volta per invocare l’aiuto della Vergine. Pare quindi che il velo che copriva il quadro (oggi esposto una volta l’anno, il 30 dicembre appunto) fu scostato da una mano, quella della Madonna stessa, e che poco dopo il morbo iniziò a diradarsi. Duecento anni più tardi, dagli occhi della Madonna rappresentata all’ingresso, sulla sinistra, qualcuno vide sgorgare lacrime autentiche, e malati di cataratta guarirono immediatamente.

Non dovesse bastarvi, quando starete per uscire dal portico guardate sulla parete alla vostra destra: sono incisi simboli astrologici e misconosciuti, che gli esperti hanno ricondotto a una particolarissima meridiana.

La copia di Lourdes

Via Fratelli Induno, 12, Milano, MI, Italia

Non un miracolo vero e proprio, quanto piuttosto un omaggio a uno degli avvenimenti più celebri della storia della religione e dell’esoterismo. Non lontano dal Cimitero Monumentale si nasconde infatti una ricostruzione della Grotta di Massabielle, quella in cui nel 1858 la giovanissima pastora Bernadette iniziò a sperimentare continue apparizioni mariane, che diedero poi vita al culto e alla riverenza per Lourdes. È parte integrante della Chiesa di Santa Maria di Lourdes di Milano, fatta costruire nel 1902 da monsignor Antonio Videmari e suo fratello don Giuseppe, devoti in seguito a una guarigione insperata e provvidenziale di quest’ultimo da un tumore alla gola. Per chi ci crede, per chi è curioso e per chi è solo alla ricerca di uno spicchio di sole da godersi mentre contempla quello che non sa. E magari una visita qui sarà il primo passo per un nuovo viaggio.

La fontana miracolosa

Piazza Santa Maria alla Fontana, 7, Milano, MI, Italia

Se proprio non avete la possibilità di andare a Lourdes (anche perché a Lourdes non ci sono bar, quindi che ci andate a fare), potreste trovare ristoro in una valida alternativa che a sua volta contempla un’acqua apparentemente miracolosa. In una zona che ha dimostrato di poter cambiare e modificarsi in maniera stupefacente: Isola, che prende il nome dalla spietata inaccessibilità di cui era prigioniera in passato, è oggi quartiere hipster e coloratissimo motore della vita notturna di Milano, esploso nel corso della rivalutazione dell’area nord che coinvolge anche il Bosco Verticale e i grattacieli di piazza Gae Aulenti.

Nel delirio dell’aperitivo vi conviene quindi fermarvi nella Chiesa di Santa Maria alla Fontana: fu fatta costruire dallo spettinatissimo Charles II d’Amboise, governatore di Milano ai tempi del dominio francese, agli inizi del 1500. Non certo perché il nostro fosse appassionato d’architettura o particolarmente devoto: piuttosto, era affetto da un pericoloso morbo agli occhi che quasi lo stava condannando alla cecità (c’è chi dice soffrisse di male alle ossa). Qualcuno gli suggerì di raggiungere l’Isola, poco più di una palude all’epoca, dove apparentemente scorreva acqua miracolosa: Carletto andò, bevve e guarì, e sulla fonte fece erigere il santuario, che divenne in breve luogo di pellegrinaggio e accoglienza sanitaria, al pari del Lazzaretto o dell’Ospedale Maggiore.

Oggi non è solo ammantato di leggenda: è una delle chiese più belle e ricche d’arte della città intera, affrescata dai migliori pennelli del tempo e impreziosita da una geometria che la rende estremamente luminosa, una calamita di fascino e raccoglimento. Alle spalle dell’altare si nascondono undici bocchette da cui continua a sgorgare acqua pulitissima, ma anche stavolta siamo costretti a mettere i panni dei cattivi: nel 1877, una fabbrica adiacente venne incendiata, e con i suoi liquami inquinò definitivamente la fonte adorata da Charles II e compagnia, per cui quella di oggi non è altro che acqua di tubature comuni. Nel dubbio, comunque, un sorso fatelo, che non si sa mai.

I Re Magi e la Madonna con le corna

Piazza Sant'Eustorgio, Milano, MI, Italia

Un miracolo di cui si parla ancora, e un altro raffigurato nello scrigno di un’opera nascosta. In uno dei luoghi più strepitosi della città. E si parte dall’esterno, dal circondario: la pittoresca via Santa Croce a est, da passeggiare nel tardo pomeriggio in primavera quando inizia a tramontare e la strada diventa un quadro. Oppure il Parco delle Basiliche, dedicato a Giovanni Paolo II e così chiamato perché collega Sant’Eustorgio all’altra basilica, per l’appunto, simbolo della zona, San Lorenzo con le sue colonne.

Varcando l’ingresso di Sant’Eustorgio si respirano i suoi quasi duemila anni di storia, legata al filo dorato del primo dei due avvenimenti che ci interessano: nel 344, il santo che dà il nome alla basilica ricevette in dono nientepopòdimenochè le spoglie dei Re Magi, per decenni custodite nella Chiesa di Costantinopoli. A consegnargliele fu l’allora imperatore romano Costante I, non proprio l’ultimo dei mercanti. Eustorgio ripone le spoglie in un gigantesco sarcofago di marmo, che lega a un misero carro di buoi, e parte: percorre più di duemila chilometri, che a passo d’uomo medio oggi richiederebbero quattrocento ore (lui ha un attimo un sarcofago di marmo da trainare). Arrivato a Milano, i buoi stramazzano per la fatica, e il buon Eustorgio interpreta la fine dei poveri animali come segno divino: qui andrà costruita la casa delle reliquie. Inutile dirlo, due buoi non riuscirebbero a spostare una mole del genere nemmeno di un centimetro, ma perché rovinare una bellissima storia con la verità.

Le spoglie furono poi trafugate dal cattivissimo Federico Barbarossa nel 1162 (saggiamente, sia per lui che per eventuali buoi, il sarcofago fu lasciato là dov’è oggi) e portate a Colonia, allora capitale del dominio federiciano. Ci vollero quasi ottocento anni perché il mitico Cardinal Ferrari riuscisse a ottenere la restituzione di almeno una parte di esse: due peroni, una tibia ed una vertebra sono oggi custodite in una teca accanto al sarcofago.

Ancora più affascinante è in realtà la parte più nascosta della Basilica, cui si accede arrivando in fondo alla navata e imboccando la porta a sinistra: con sei euro superbamente investiti si può visitare la cripta sotterranea, dove è custodito un cimitero paleocristiano con annessi aneddoti e spiegazioni. Tornando in superficie e inclusa nel prezzo, c’è la Cappella Portinari, dove si ammira il secondo dei miracoli di cui siamo alla ricerca.

La Cappella fu ultimata nel 1486 su richiesta di Pigello Portinari, un bancario fiorentino (discendente della Beatrice dantesca) in previsione della propria sepoltura. Se la visitate in una giornata di sole è un autentico scoppio di luce, con i raggi che filtrano e riflettono sulla spettacolare arca al centro: è il sepolcro di San Pietro Martire, riconosciuto come il protettore dei malati di emicrania perché ucciso con una roncolata al capo (e così molto spesso raffigurato). A San Pietro sono dedicati gli affreschi che girano intorno alla cappella, con una particolarissima e celebre chicca in uno di questi: entrando verso l’arca, sulla destra si può notare una scena semi religiosa, in cui il santo difende la folla da una Madonna con bambino. Entrambi hanno le corna: sono in realtà un travestimento che il Diavolo aveva cercato di utilizzare per nascondersi, prontamente smascherato da Pietro che li fa sparire mostrando l’ostia.

Fate un passo indietro, poi, e date un occhio alle sculture che reggono il sepolcro, ai loro dettagli e le loro espressioni: c’è una storia meravigliosa di quotidianità e dedizione, che potrà esservi raccontata dal custode della cappella. Lui di sicuro non vedrà l’ora di parlarvene.

I miracoli in formato "Express"

Piazza del Carmine, Milano, MI, Italia

Dove altro se non a Milano. La città tutto business e fatturato, che macina chilometri e meeting ogni giorno, a ogni ora. Neanche la fede è risparmiata dal mantra dell’andare a mille allora, e per questo ci si rivolge a Sant’Espedito.

Lo si trova raffigurato in una statua nella navata sinistra di Santa Maria del Carmine, carinissima chiesa ultimata nel 1446 e poi ricostruita, restaurata, recuperata una buona dozzina di volte nel corso dei secoli. Oggi è sede di culto per la comunità filippina di Milano, e per i fedeli di lingua inglese, oltre, appunto, a ospitare il santo delle grazie rapide.

Sant’Espedito, fatto martire tra I e II secolo, parrebbe infatti garantire miracoli entro ventiquattro ore. È rappresentato mentre con una mano regge una croce incisa con la parola hodie (oggi), e con un piede schiaccia un corvo che tiene una pergamena con su scritto cras (domani). È il patrono dei procrastinatori, non a caso adorato dagli studenti della vicina Accademia di Brera, che alla vigilia degli esami corrono qui a frotte, e lasciano copiosi ex voto che restano affissi. Quando vi sentirete in colpa, in ritardo, in ansia, insomma, saprete dove venire a pentirvi.

Le preghiere del Barbarossa

Via Lorenteggio, Milano, MI, Italia

Quando nel 1162 Federico I di Svevia (per gli amici, molto pochi in verità, Barbarossa) finalmente conquistò Milano, l’intera popolazione fu costretta a scappare un po’ ovunque. Il crucco supremo aveva intenzioni bellicosissime, e di fatto rase quasi al suolo la città che tanto lo aveva fatto sudare: l’assedio era infatti durato quasi un anno, gli abitanti si erano difesi oltre ogni limite prima di capitolare. Barbarossa ordinò ai milanesi di lasciare la città in otto giorni, permettendo loro di portare con sé tutto quanto riuscissero a tenere sulle proprie spalle.

Poi, lasciò Milano in balía di chiunque volesse approfittarne: sei fazioni si divisero il territorio con precisione matematica (ciascuna delle Porte verrà assegnata a un esercito, tra cremonesi, lodigiani, comaschi, pavesi, novaresi e vassalli della Martesana). Stabilì inoltre che nessuno avrebbe potuto abitare Milano per i successivi cinque anni.

La razzia distrusse praticamente tutto, tranne una chiesetta ai margini del centro: un oratorio, costruito un paio di secoli prima, spoglio e senza nulla da pretendere, che però aveva aperto uno spiraglio di umanità nell’animo inscalfibile di Federico. Perché quel minuscolo santuario era stato il luogo in cui, apparentemente, lo svevo si era ritirato in preghiera in un raro momento di dubbio e debolezza, invocando il successo in battaglia che prontamente si verificò.

L’Oratorio rimane oggi in piedi, mesto e fiero, al centro di uno spartitraffico nel caos carrabile della zona ovest di Milano: ha attraversato secoli di successioni, fu covo di Carbonari nell’800 e nascondeva anche un cunicolo che si diceva portasse nei più diversi angoli della città, chiuso durante i più recenti restauri. Negli ultimi decenni ha vissuto purtroppo di incuria, tanto da essere soprannominato Gesetta di’ Lusert, la chiesetta delle lucertole, per qualche tempo uniche inquiline. Il filo conduttore della sua storia, in ogni caso, rimane l’orgoglio delle sue mura e soprattutto degli abitanti del circondario, che in origine combatterono per difendersi e difenderla, e negli ultimi tempi ne hanno finanziato il mantenimento e le cure: che sono valse la pena eccome, perché gli affreschi interni sono autentici gioielli da visitare almeno una volta.

La pietra di San Barnaba

Corso di Porta Vigentina, 14, Milano, MI, Italia

Giuda, diciamocela tutta, non aveva fatto una gran figura. E il bacio, e uno di voi mi tradirà, e i denari. Da un punto di vista d’immagine non era una buona idea, per il Cristianesimo tutto, mantenerlo nel novero degli Apostoli. Questioni di marketing, niente di personale, ma serviva lanciare un messaggio forte ai fedeli, o almeno a quelli che stavano diventando tali, insomma si era gli albori. Quindi l’Iscariota è messo alla porta (in realtà finirà in un giardino): c’è da trovare un sostituto, qualcuno che alimenti il credo e porti in giro il verbo.

Per farla breve, spareggione finale tra Mattia e Barnaba. Il sorteggio dà ragione al primo, a Barnaba rimane la possibilità di predicare ovunque voglia. Da Cipro, dove è nato, si racconta arriverà fino a Milano, dove per tradizione sarà riconosciuto come primo Vescovo della storia della città: dopo aver varcato le mura, il 13 marzo del 51 a.C., per far capire un attimo che c’era poco da scherzare, piantò la sua croce di legno in una pietra, perforandola, e con un solo dito incise su questa tredici solchi, per immortalare la data. Tuttora ricordata come Tredesin de Marz, l’inizio anticipato della primavera milanese, ancora oggi evento sentitissimo dalla comunità: in occasione dei festeggiamenti si è soliti tagliare i capelli ai bambini, che gioverebbero di una ricrescita rinvigorita grazie all’intervento di San Barnaba. La pietra è oggi custodita in Santa Maria del Paradiso, nel centro della navata.

Nota: Tutto bellissimo, ma falso: Barnaba in realtà non lasciò mai la sua regione, e i primi cristiani arrivarono a Milano soltanto nel III secolo d.C.

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MILANO IN GIARDINO

Sarà di certo più ridotta nelle dimensioni, rispetto alle altre metropoli europee cui viene spesso paragonata, eppure Milano non manca davvero di nulla. Per ogni momento della giornata, sia essa stressante o serena, piena o pigra, attesa o maledetta, ci sarà un luogo della città adatto a essere visitato.

Alcuni di questi vanno bene sempre. Tra palazzi storici e angoli di bellezza nascosta, si scorgono infatti dei giardini che sembrano bolle di tranquillità dove potersi rifugiare se tutt’intorno è troppo veloce, ritagliare uno spazio se invece si ricerca solo silenzio. E molti di questi scorci di quiete portano con sé storie inaspettate.

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MILANO AL MUSEO

Per gioco, per amore o per interesse personale, ciascuno di noi ha probabilmente provato, almeno una volta nella vita, a coltivare una collezione. La sensazione di portare avanti e custodire una raccolta, che sia monotematica o varia, alimentandola per consegnarla forse ai posteri. E magari sarà durata molto meno di quanto ci saremmo aspettati o avremmo desiderato.

Milano racchiude invece una serie di musei, fondazioni, collezioni private di totale unicità: dalle raccolte di famiglie nobili, agli studi di designer e architetti che hanno tramandato le loro idee e i loro progetti, fino alle pietre miliari della cultura della città o a veri e propri luoghi di riflessione e contemplazione, artistica o introspettiva. Che si tratti di quadri, oggetti o anche solo memorabilia, l’intera città è disseminata di occasioni per conoscere più a fondo animi preziosi. Basta solo trovare la porta giusta.

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MILANO TRA I CORTILI

Passeggiare per le strade di Milano può rivelarsi una straordinaria caccia al tesoro. Fondata dai Romani, del cui Impero d’Occidente fu capitale, divenne poi centro culturale ed economico di un certo rilievo nel periodo Rinascimentale. Con il passare dei secoli, le nuove costruzioni si sono sovrapposte alle antiche, come spesso succede nelle città ricche di storia, senza però per fortuna cancellarle del tutto. 

Gli ariosi vialoni, o le strette stradine: ogni arteria di Milano potrebbe riservarvi sorprese di incredibile bellezza, se solo saprete dove andare a cercare. I portoni più anonimi potrebbero essere scrigni di ricchezza impensabili, e chiedere il permesso a un custode potrebbe essere un lasciapassare per un viaggio nel passato. A ridosso di chiese e monasteri, all’interno di abitazioni nobiliari, o semplicemente al centro di condomini privati: i cortili e i chiostri di Milano raccontano di vite trascorse, che ancora oggi fanno sognare. 

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MILANO E I SUOI PALAZZI

Lo sfarzo di sale affrescate, l’emozione di cortili e portici ad archi, le storie intrise di leggenda che hanno visto famiglie potenti intrecciarsi con sovrani e popolani. Milano fu centro di estrema importanza nel commercio e nella società fin dal MedioEvo, e regnanti e ricchi non persero tempo a costruirsi palazzi che ne dimostrassero l’importanza.

Scoprite allora un itinerario che vi porterà in giro per gli edifici storici, che in passato furono abitati da stirpi di valorosi, spesso poi caduti in rovina; altri ancora sono ancora di proprietà degli eredi, che con più cognomi e più interessi oggi dedicano i propri spazi privati alla valorizzazione della bellezza e del lavoro degli artisti moderni.

Perdetevi nelle immense sale da ballo, arrampicatevi sugli scaloni d’onore, percorrete i corridoi tappezzati per rivivere le atmosfere di tempi che furono, quando la brama di potere e il desiderio di cultura si fondevano in una sola, affascinante e pericolosa energia. E magari potrete chiedervi come sarebbe stato, se a vivere in quei giorni foste stati voi.

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MILANO E LEONARDO

L’Uomo Universale, il genio che dipinse, scolpì, costruì, progettò, sconvolse e vide oltre. Leonardo da Vinci a Milano sostò eccome (1482-1499), in una finestra di vita che gli bastò per realizzare giusto una manciata di opere destinate a segnare la cultura dell’umanità. Ci era arrivato in realtà come messo, inviato da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, per omaggiare Ludovico il Moro con il suono di una lira progettata da Leonardo stesso (perché sì, era anche un più che discreto musicista). Rimase in quella che allora era una delle più popolose città d’Europa per dodici anni: l’assurdo capolavoro del Cenacolo rimane senza dubbio la traccia più celebre del suo passaggio qui, ma da Vinci ha disseminato per Milano svariati tasselli che contribuiscono a comporre il rompicapo della sua vita.

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MILANO FUORI LUOGO

Ogni volta che vi verrà da pensare, come troppo spesso molti fanno, a quanto Milano sia diventata ormai solo business e schiscetta, date un occhio qui. Perché in mezzo ai grattacieli di Gae Aulenti e il delirio dello struscio in Galleria, negli spazi che il logorìo della vita moderna ha lasciato intatti, potreste trovare degli scampoli di paradiso che vi riporteranno a mille chilometri più lontano, oppure angoli, palazzi e strade che niente hanno a che fare con la città.