Perdete ogni inibizione, voi che entrate. Qui non esiste tempo né spazio (mica solo qui): è un passo nello sconosciuto, un salto di fede nell’assurdo, un tuffo dalla scogliera delle certezze dentro il mare dell’inaspettato. Erbe, liquori, distillati, racconti: è un calderone da cui esce fumo di follia bonaria. E se siete così fortunati da avvicinarvi al bancone di Opera 33, capirete che solo una mente illuminata e matta, avrebbe potuto partorire tutto questo.
Questo è il regno di un’alchimista leggendaria, che ha sposato la libertà e da oltre vent’anni tesse la tela armonica e speziata di miscele magiche. Opera 33 è la casa di chiunque voglia entrare nella tana di una tigre sensuale e saggia, maestra di alchimia, creatrice di desideri. È un discreto delirio, nelle sere di maggior affluenza, ma di quelli piacevoli, che restano dentro e si raccontano dopo una vita.
Terry è la strega dei sogni di tutti. Pozioni d’amore e d’effetto (che ricrea anche qui), ricette d’infusi afrodisiaci, chimica di gusti ed esperienza: il bar è il covo mistico di notti impossibili e feste inimmaginabili, che grazie agli incantesimi della padrona di casa, diventano realtà.
Lo sfarzo di sale affrescate, l’emozione di cortili e portici ad archi, le storie intrise di leggenda che hanno visto famiglie potenti intrecciarsi con sovrani e popolani. Milano fu centro di estrema importanza nel commercio e nella società fin dal MedioEvo, e regnanti e ricchi non persero tempo a costruirsi palazzi che ne dimostrassero l’importanza.
Scoprite allora un itinerario che vi porterà in giro per gli edifici storici, che in passato furono abitati da stirpi di valorosi, spesso poi caduti in rovina; altri ancora sono ancora di proprietà degli eredi, che con più cognomi e più interessi oggi dedicano i propri spazi privati alla valorizzazione della bellezza e del lavoro degli artisti moderni.
Perdetevi nelle immense sale da ballo, arrampicatevi sugli scaloni d’onore, percorrete i corridoi tappezzati per rivivere le atmosfere di tempi che furono, quando la brama di potere e il desiderio di cultura si fondevano in una sola, affascinante e pericolosa energia. E magari potrete chiedervi come sarebbe stato, se a vivere in quei giorni foste stati voi.
Lacrime, apparizioni, guarigioni: l’appiglio per chi crede e non ha null’altro, il dubbio per chi vuole capire di più, quando da capire c’è forse nulla. Miracoli a Milano si sono visti sin dai tempi della sua fondazione, e nel corso dei secoli le storie si sono moltiplicate.
I protagonisti sono stati dei più disparati: operai zoppi, poveri buoi, parroci con il mal di gola. A volte è un atto di speranza, altre la speranza di un atto. E anche per chi proprio non concepisce la possibilità di avvenimenti superiori, magari è una buona idea far visita in questi luoghi. Non si sa mai che si possa cambiare opinione.
L’Uomo Universale, il genio che dipinse, scolpì, costruì, progettò, sconvolse e vide oltre. Leonardo da Vinci a Milano sostò eccome (1482-1499), in una finestra di vita che gli bastò per realizzare giusto una manciata di opere destinate a segnare la cultura dell’umanità. Ci era arrivato in realtà come messo, inviato da Lorenzo il Magnifico, signore di Firenze, per omaggiare Ludovico il Moro con il suono di una lira progettata da Leonardo stesso (perché sì, era anche un più che discreto musicista). Rimase in quella che allora era una delle più popolose città d’Europa per dodici anni: l’assurdo capolavoro del Cenacolo rimane senza dubbio la traccia più celebre del suo passaggio qui, ma da Vinci ha disseminato per Milano svariati tasselli che contribuiscono a comporre il rompicapo della sua vita.
Ogni volta che vi verrà da pensare, come troppo spesso molti fanno, a quanto Milano sia diventata ormai solo business e schiscetta, date un occhio qui. Perché in mezzo ai grattacieli di Gae Aulenti e il delirio dello struscio in Galleria, negli spazi che il logorìo della vita moderna ha lasciato intatti, potreste trovare degli scampoli di paradiso che vi riporteranno a mille chilometri più lontano, oppure angoli, palazzi e strade che niente hanno a che fare con la città.
Qualcuno vi osserverà sempre. Dall’alto di statue immense, o dal basso dei vostri piedi. Sono anime che esistevano davvero, spiriti che continuano a vagare o semplicemente personalità ideali che i milanesi pensano bene di portare con sé e onorare, perché non si può mai sapere.
Ognuna di queste presenze, però, ha una storia. Ed è una certa magia andare a leggerne e capirne, pensando che magari domani sarete voi a voler dare le vostre idee e la vostra voce a qualcosa che al momento e là, ma ancora non è. Una presenza, appunto.
Scrittori, musicisti, poeti, artisti. E scultori, filosofi, premi Nobel, letterati. Poi pittori, architetti. Sono tutti transitati almeno una volta nella propria vita a Milano, che ha saputo accoglierli e coccolarli. Qui sono passate le menti più geniali che la storia, italiana e non, ha potuto partorire, nutrendosi della rete sociale che la città ha da sempre favorito e stimolato.
Non sorprendetevi di fronte cose che avrete già sentito, non stupitevi nell’ascoltare storie che non avreste mai immaginato. L’arte, tutta, è così: non si vede, passa attraverso noi stessi e lascia un sorriso di incertezza, come a chiedervi: “Ma davvero si può?”. Certo che si può.
Tra il 18 e il 22 marzo 1848 il popolo milanese si lanciò in cinque giorni di ardore, successivamente noti come le cinque giornate di Milano. Furono messe in fuga, seppur temporaneamente, le truppe austriache che dominavano la città, dando un segnale decisivo circa il carattere e la determinazione dei cittadini.
Si susseguirono anni di tensione e moti, rincorse di piani futuri mescolate con le divergenze di una politica che ancora poteva chiamarsi tale. Malcontento e sogni, reazioni e progetti andavano intrecciandosi. Nelle crepe di un’Italia logora dalla Grande Guerra, si insinuò viscido il fascismo, preludio della devastazione della Seconda Guerra Mondiale.
Milano fu la città più pesantemente bombardata del nord Italia, e tra le più coinvolte nell’orrore delle deportazioni. La metà degli edifici fu colpita da una pioggia d’odio e bombe: quasi 200.000 sfollati, più di duemila morti. Restano testimonianze visibili e visitabili, perché dimenticare sarebbe un ulteriore gravissimo crimine.