Vi auguro di tornare a prendere l’ospitalità sul serio, di smettere di pensare che sia una cosa da tutti e che non richieda dedizione, sacrificio, studio: troppi, soprattutto ultimamente, sono stati gli imprenditori improvvisati, che per cambiare strada hanno pensato di poter fare soldi facili sulla pelle di questo settore. Va bene provarci, ovviamente, ma i risultati si ottengono con l’impegno, non certo solo con un nome da spendere, con gli amici di amici, con le foto di un paio di influencer. Alla lunga i nodi vengono al pettine, e senza una squadra di professionisti o una formazione adatta, è facile implodere. Con questo non dico che non si possa riuscire; di certo, però, non si può farcela senza la giusta serietà.
Ai bevitori, invece, auguro di continuare a rendersi conto del valore dell’universo mistico cui accedono ogni sera, attraversando la soglia di un bar. L’ecosistema travolgente che si percepisce in un bar a pieno ritmo dipende per ovvi motivi dagli ospiti che lo popolano. È in realtà un circolo virtuoso, che a bartender competenti e osti dai modi garbati fa corrispondere avventori di caratura simile, il cui contributo va di grandissima lunga oltre quello meramente economico (fondamentale, va da sé). Ricordatevi, fortunati bevitori, che la dedizione di un bartender o di un cameriere va rispettata, onorata quasi, soprattutto per chi è habitué e instaura un rapporto stabile con chi è dall’altro lato del banco: è bene aiutare porgendo un bicchiere vuoto, ma non invadere lo spazio professionale ripulendo l’intero bancone. Va benissimo chiedere di assaggiare nuovi drink o nuovi prodotti, ma al venerdì sera nel pieno del caos magari non pretendete per forza un Ramos Gin Fizz. Rispettate le poche regole della casa, non rendetevi fastidiosi, non eccedete. Lasciate la mancia, e se avete uno sconto, lasciatela doppia.