Quasi vent’anni più giovane del fratello maggiore, ma c’è voluto pochissimo per arrivare già in cima alle preferenze dei milanesi, e dei tantissimi visitatori stranieri che passano di qui. Il più fornito e competente rum bar della città, aperto in un periodo di estrema difficoltà (fine 2019) ma mai privo di sorrisi e vita.
Il Rita’s Tiki Room è l’appiglio di esotico nella giungla di cemento, miniera di ricette polinesiane e tropicali secondo la scuola di Donn Beach e Trader Vic, i pionieri che permisero agli statunitensi e al mondo intero di sentirsi come su un’isola tropicale, ma a due passi da casa. Alle spalle gli anni della moda quasi turistico, qui si parla di far da bere con estrema competenza, e accogliere ancora meglio, se possibile.
Un team di bravissimi matti con camicie a fiori e parlantina ipnotica, sempre Edo Nono dietro le quinte, a cui si è aggiunta Chiara Buzzi in società e in sala (una che di enogastronomia e ospitalità avrebbe solo da insegnare). D’inverno sotto l’arco frondoso della bottigliera, in un ambiente che sembra una galeone, un atollo, una giungla; d’estate ci si sposta nello stupendo cortile sul retro, dove un altro bancone è il teatro segreto di serate afose.
Per chi ha sempre guardato la miscelazione esotica con occhi torvi, vale la pena passare al Rita’s Tiki Room (che poi vale la pena sempre): per la cucina sudorientale da spellarsi le mani, per la drink list tutta innovativa e fatta in casa, o per i classici più discussi e famosi (Mai Tai, Zombie). Il tiki come non lo avete mai provato.
Mediolanum, che i più romantici ritengono significare “coperta per metà da lana”: come la scrofa che Belloveso il Celto trovò proprio qui, e prese per segno divino, tanto da onorare l’apparizione fondando la città, a metà del 500 a.C. I più prosaici raccontano invece del significato “terra di mezzo”, perché effettivamente Milano era, all’epoca, nel mezzo del niente ma a metà tra nord Europa e Roma. Snodo fondamentale, quindi, per mercati, eserciti, anime.
Nel 222 a.C. venne conquistata da quei simpaticoni dei Romani, che la renderanno progressivamente uno dei centri più amati e vivi del regno. Quasi cinquecento anni dopo, nel 285 d.C., Milano sarà nominata capitale dell’Impero Romano d’Occidente: fu qui, per dirne una, che nel 313 Costantino promulgò il suo editto, che permetteva a chiunque di professare qualsiasi religione desiderasse. Non mica fuffa.
Certo non come altrove, ma i resti romani sono ben presenti a Milano, che li custodisce e li racconta con la sua consueta sobrietà. Date uno sguardo alla dimora degli Imperatori, o andate a salutarli per l’ultima volta dove andavano a riposare per l’eternità.
Qualcuno vi osserverà sempre. Dall’alto di statue immense, o dal basso dei vostri piedi. Sono anime che esistevano davvero, spiriti che continuano a vagare o semplicemente personalità ideali che i milanesi pensano bene di portare con sé e onorare, perché non si può mai sapere.
Ognuna di queste presenze, però, ha una storia. Ed è una certa magia andare a leggerne e capirne, pensando che magari domani sarete voi a voler dare le vostre idee e la vostra voce a qualcosa che al momento e là, ma ancora non è. Una presenza, appunto.
Scrittori, musicisti, poeti, artisti. E scultori, filosofi, premi Nobel, letterati. Poi pittori, architetti. Sono tutti transitati almeno una volta nella propria vita a Milano, che ha saputo accoglierli e coccolarli. Qui sono passate le menti più geniali che la storia, italiana e non, ha potuto partorire, nutrendosi della rete sociale che la città ha da sempre favorito e stimolato.
Non sorprendetevi di fronte cose che avrete già sentito, non stupitevi nell’ascoltare storie che non avreste mai immaginato. L’arte, tutta, è così: non si vede, passa attraverso noi stessi e lascia un sorriso di incertezza, come a chiedervi: “Ma davvero si può?”. Certo che si può.
Mentiremmo, se vi dicessimo che da subito siamo stati folgorati dalla bellezza di Milano, una volta trasferiti qui, ognuno per i propri diversi e simili motivi. Non ha di certo il fulgore di altre città italiane e del mondo, quel respirare armonia che riempie gli occhi di cartoline e i polmoni di parole. Milano ha però l’innegabile estetismo del nascosto, una sequela impensabile di angoli e dettagli e storie che ci passano sotto il naso e che noi, esotici, miopi e troppo spesso assuefatti dallo stereotipo del grigiore meneghino, lasciamo scorrere senza apprezzare.