Siamo passati alla serata di compleanno del locale, che ha raccolto otto dei vecchi bartender ad alternarsi in una guest night senza sosta. Era il turno di Bledi Ndoci, oggi a capo di un progetto scrigno di assoluto valore in Val d’Orcia; avrebbe chiuso la serata Andrea Dracos (vincitore della Campari Bartender Competition nel 2015) insieme a Mirko Turconi, che con Chiara Beretta e Erik Viola è oggi il volto della selezione eccellente di Fine Spirits. Nel mezzo si sono dati il cambio Pippo de Martino, Emilio Menduti, Matteo Landi, Yurii Brodesku, Luca Cesaretti. Ognuno di loro ha lasciato il proprio segno nei dieci anni di vita del MaG, e il MaG ha lasciato un po’ della sua identità nelle vite di ciascuno; e come loro, un nutrito numero di bartender che da qui sono partiti per fare carriera. La grandissima forza di Angiolillo e Russo, certificata dalla continua crescita dei loro Iter, Backdoor43, 1930 (25esimo bar migliore al mondo nel 2020) e l’altro MaG La Pusterla, è stata in primis quella di riuscire a costruire una struttura umana che più somigliasse a una famiglia vera e propria, con i conseguenti evidenti pregi, e alcuni occasionali nei (diventare grandi significa fare delle scelte).
Dagli inizi a oggi, è stato un costante surfare l’onda, sempre avanti almeno una spanna rispetto agli altri. Tra i primi a lavorare su grafiche e foto, a spingere sull’arredamento casuale (letteralmente, con oggettistica d’antiquariato o recuperata) che adesso si trova un po’ ovunque; a curare il dettaglio, a fare squadra, a formare professionisti diventati punti di riferimento (la lista è lunghissima e dimenticheremo qualcuno, ma sono passati di lì o ci gravitano attorno Emanuele Cosi, Cosimo Tarducci, Francesco Bonazzi, Camilla Bosatelli, Loris Melis, Fabio Benjamin Cavagna, Carlo Felice Dall’Asta, oltre a quelli che hanno preso strade ormai diverse). Così forte e famoso da risultare a tratti antipatico, anche se poi basta una notte in più sugli sgabelli e passa tutto, di nuovo. È stato particolare vederli tutti lì per una sera, come se una volta esperti tornassero nelle stanze che li avevano accolti da studenti.